Un bambino di 3-4 anni può certamente ricordare in modo attendibile un'esperienza che ha vissuto anche se la sua facoltà di datarla deve essere considerata secondo criteri diversi da quelli degli adulti. Quando si parla di ciò che raccontano i bambini si apre una questione che dura dai tempi di Freud ed ancora lascia una scissione di opinioni tra i teorici del comportamento umano.
Come cita Mitchell [Gli orientamenti relazionali in psicoanalisi, 1988, pag 40]: "Nei suoi primi scritti, anteriori al 1897, Freud pensava che la mente nevrotica fosse stata sconvolta dall'esterno, dagli altri. La coscienza, che altrimenti sarebbe uniforme e trasparente, è stata frantumata dalle seduzioni infantili che hanno agito come elementi patogeni...".
All'inizio dei suoi studi, dunque Freud non aveva dubbi che la malattia mentale fosse la conseguenza delle seduzioni infantili. Come spiega lo stesso Mitchell, il fondatore della psicoanalisi cambia però completamente idea dopo la morte del proprio padre! I propri sensi di colpa, portano Freud a "coprire" in maniera DISONESTA i difetti morali dei genitori!
Dei suoi, di quelli dell'alta borghesia viennese e di quelli di tutte le generazioni successive! Un disastro! Citando ancora lo stesso testo: "Poichè i pazienti raccontavano sempre più spesso scene di seduzione infantile ad opera dei GENITORI, Freud dedusse che la probabilità che ciò fosse vero dovesse essere scarsa!" Che modo superficiale di ragionare!
Per quanto tempo ancora l'umanità si macchierà di questo grave peccato di omertà?
Dott. Sandro Sigillò
Psicologo Psicoterapeuta a Albano Laziale
Psicologo e Psicoterapeuta a Pavona di Albano Laziale
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